La Psicoterapia sistemico relazionale...

 

  • Perché Sistemica?

Il malessere presentato dalla persona viene letto non tanto come problema dell’individuo, ma come espressione di disagio di uno dei sistemi di appartenenza.
Viene solitamente privilegiata l’ottica familiare, ma le dinamiche disfunzionali possono collocarsi anche nel sistema coppia, nell’ambiente lavorativo, nel gruppo amicale, etc.

  • Perché Relazionale?

L’identità individuale viene considerata come frutto delle relazioni significative che la persona ha intrattenuto nel corso della sua vita; pertanto, un eventuale problematica non viene letta e trattata come caratteristica insita nell’individuo, ma come esito di esperienze relazionali.
Il fine della terapia è quello di trovare modalità relazionali diverse con i sistemi di appartenenza.

  • Quali persone può aiutare la Psicoterapia Sistemico-Relazionale?

L’approccio sistemico-relazionale può rivelarsi utile per le persone che ritengono avere delle difficoltà in specifici rapporti (di coppia, genitoriale, lavorativo, etc).
In particolare può rivelarsi utile al presentarsi di problematiche evolutive da parte dei bambini e/o degli adolescenti.
Questo tipo di terapia è inoltre finalizzato a leggere alcuni eventi e situazioni in modo maggiormente tollerabile da un punto di vista emotivo e trovare un significato possibile a difficoltà personali e/o familiari.
Il lavoro psicoterapeutico non è dunque prettamente rivolto al trattamento del sintomo presentato ma alle situazioni relazionali che lo hanno generato.

 

La terapia familiare è un modello di intervento terapeutico che deriva dal meta-modello raggruppato nelle teorie sistemico-relazionali, che ha sviluppato concetti e pratiche nuove sul significato del disagio e dei sintomi psichici espressi dagli individui. Esistono modelli di intervento familiare anche di derivazione psicoanalitica, particolarmente sviluppati in Inghilterra (Tavistock Clinic), Francia (Kaes e altri), ed Argentina, che hanno preso particolare ispirazione, fra l'altro, dai modelli psicoanalitici di funzionamento dei gruppi (Wilfred Bion e altri) e dei gruppi familiari (Donald Meltzer e Martha Harris).

Questo modello di intervento si è affermato a partire dagli anni cinquanta negli Stati Uniti prima e nell'Europa successivamente, diffondendosi in poco tempo. Inizialmente era rivolto alle famiglie di pazienti schizofrenici: molti terapeuti ritenevano infatti non soddisfacenti i risultati ottenuti attraverso la psicoterapia individuale o la psichiatria. La terapia familiare sposta la sua attenzione dal membro "malato" della famiglia, detto paziente designato (P.D.), a tutti i suoi componenti, rilevando come questi ultimi influenzino il comportamento del P.D...

Secondo l'approccio sistemico-relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.

La famiglia, intesa come il sistema vivente di riferimento principale nell'esperienza emotiva di una persona, è il primo contesto esperienziale all'interno del quale i sintomi assumono una funzione precisa per il funzionamento relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte.

I conflitti che tendono a disgregare il sistema-famiglia creano una tensione emotiva che di solito viene vissuta in termini drammatici dal soggetto portatore del sintomo; egli si fa carico, attraverso la manifestazione dei sintomi, di distogliere i membri della famiglia dall'affrontare in modo manifesto le proprie difficoltà di relazione, accentrando l'attenzione su di sé.

Il sintomo ha quindi una doppia valenza: segnala alla famiglia l'esistenza di un disagio e, nello stesso tempo, rende innocuo il suo potere distruttivo, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni degli altri membri.

La terapia familiare interviene attraverso varie tecniche di lavoro sulle famiglie, operando su 4 livelli principali di osservazione:

  • l'organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia;
  • la funzione del sintomo
  • la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);
  • del singolo individuo nell'equilibrio della famiglia;
  • la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo (ciclo vitale: rappresenta una tappa delle varie fasi evolutive attraversate da un sistema-famiglia; si parla, ad esempio dell'uscita da casa dei figli a seguito del matrimonio, del decesso di un genitore o della nascita di un figlio, etc.; questi eventi costringono il sistema a riorganizzarsi, e quindi ad evolvere verso nuovi assetti relazionali).

Le tecniche, attraverso l'utilizzo di compiti ("homeworks") da attuare sia nelle sedute terapeutiche che a casa, si articolano intorno alle problematiche dei ruoli, della gerarchia, delle alleanze, e della qualità della comunicazione.

 

Inoltre, le costellazioni familiari sono un metodo d'aiuto che fa chiarezza sulle dinamiche inconsce, spesso complesse, che stanno alla base dei rapporti tra i membri di una famiglia per ritrovare l'armonia. Accade, a volte, di attribuire inconsciamente ad alcuni familiari, ruoli, aspettative o responsabilità che provocano conflitti, squilibri, malattie e persino morti premature. Tali dinamiche inconsce causano sofferenza nelle relazioni affettive, in ambito professionale, nel rapporto col denaro e con la nostra salute. Le Costellazioni Familiari portano alla luce, e in gran parte dissolvono, intrecci, vincoli e identificazioni inconsce con il destino dei membri delle nostre famiglie, restituendo a ciascuno la dignità del proprio posto e facendoci vivere il nostro destino in armonia con la vita.
Con il Genogramma faremo luce su una possibile sindrome ripetitiva di malattie, destini etc. e ci aiuterà come chiave di lettura per risolvere eventuali conflitti e blocchi energetici.